giovedì 18 novembre 2010

Londra, capitale delle feste

«ERANO i giorni migliori, erano i giorni peggiori, era una stagione di luce, era una stagione buia, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, ogni futuro era di fronte a noi, e futuro non avevamo»: come non ricordare il celebre incipit di Dickens per A tale of two cities (“Una storia di due città”), scritto nella Londra del 1859, mentre uno si lascia sballottare dalla folla all’angolo di Oxford e Regent’s street, in questa Londra del 2010 che volge al termine? Le strade sono già illuminate dai festoni natalizi. La gente straborda dai marciapiedi. Le vetrine sono una cornucopia di tutto ciò che si può desiderare. Eppure questo è l’inverno dei tagli alla spesa pubblica, dei licenziamenti, dello stringere la cinghia, in Inghilterra come altrove, per cercare di lasciarsi alle spalle la peggiore recessione del dopoguerra.




Natale e Capodanno, visti da qui, in questo momento, si annunciano come i “giorni migliori” dell’anno, giorni di party, cenoni, alberi inghirlandati, celebrazioni; ma il dubbio che altri giorni difficili, se non peggiori, ci aspettino nel 2011 deve affiorare anche in chi è venuto a fare shopping nel cuore della città. Londra è il posto giusto per tastare il polso al continente. È la più grande metropoli d’Europa. La sua capitale morale. Diversa dalle terre oltre la Manica, come New York è diversa dal resto degli Usa: non per nulla è considerata la New York europea. Se Parigi è più romantica e Berlino più drammatica, Londra — proprio come New York — ha mille facce, si offre come ricettacolo di qualsiasi esigenza e passione: va bene per gli innamorati, per i bambini, per famiglie e per single, per etero e gay, per giovani e anziani. Ci si viene per lavoro e per studiare. E naturalmente per turismo: il viaggio di una settimana a Londra, generalmente per Pasqua o in estate, è un dovere, un rito collettivo, un pellegrinaggio consumistico di massa. Come timbrare il cartellino: s’ha da fare, almeno una volta nella vita, così poi non ci pensi più.

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Il turismo di massa è una malattia dell’uomo contemporaneo. Ma passare le festività di fine anno a Londra offre un’occasione di curarla. Non è la stagione adatta a cercare di fare e vedere, in più o meno sette giorni, tutto quello che è possibile fare e vedere. Le strade, i negozi, i locali, sono già invasi dagli indigeni, dai locali, più che nel resto dell’anno. È dunque un’o pportunità di mimetizzarsi. Di assaggiare Londra a spizzichi e bocconi, senza l’ambizione di divorarla tutta in un colpo solo (cosa che, del resto, non riesce nemmeno a chi abita qui tutta una vita). In altre parole, di scegliere, selezionare, rallentare, e godersela come andrebbe goduta. Provando a comportarsi da viaggiatori, anziché da voraci visitatori. Vi va lo shopping? Tra Natale e Capodanno potete fare solo quello. Cominciano le svendite, i saldi, ogni anno più precoci (di pari passo con gli allestimenti natalizi delle vetrine, che ormai iniziano in ottobre). Un tempo tutti correvano da Harrods, ma da quando su Regent’s street ha aperto il grande negozio della Apple è diventato questo il nuovo tempio degli acquisti, con i negozi più belli: da non farsi sfuggire Brooks Brothers (così non dovete andate più a New York per le camice con i bottoncini al colletto) e il grande emporio del National Geographic, completo di caffè, edicola, saletta per documentari. (17 novembre 2010)

Giornata tipo:
 
9.00   Colazione
10.00 A passeggio
11.00 I musei
13.00 Il pranzo
15.00 Lo shopping
17.00 Il tè
18.00 In libreria
19.00 L'aperitivo
20.00 La cena
22.00 La musica.
 
 
( La Repubblica )
 
 
 
 
 

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